• Category Archives La Riserva Naturale Regionale Sentina
  • Parchi e giardini » La Riserva Naturale Regionale Sentina
  • La Riserva Naturale Regionale Sentina

    Il Pettirosso svedese, Sentina

    Contenuto:

    1. La Riserva Naturale Regionale Sentina

    2. SIC, ZPS, Zona Umida, IBA e Birdwatching in Sentina

    3.Impatto delle trivelle sulle Riserve Naturali

    SUMMARY

    La Riserva Sentina è una piccola “isola verde”, di soli 180 ha, circondata dal territorio antropizzato, un verde “fazzoletto di terra”, la più piccola nonché una tra le più importanti aree protette della Regione Marche. Si trova al confine tra Regione Marche e Regione Abruzzo all’interno del comune di San Benedetto del Tronto, tra l’abitato di Porto d’Ascoli e la foce del  fiume Tronto.

    Tutti i suoi ecosistemi costituiscono habitat fondamentali per la fauna e la flora e nicchie ecologiche di elevatissimo valore ambientale e paesaggistico.

    Il suo paesaggio di acqua e sabbia, la sua Zona Umida, i suoi prati, boschi e laghetti custodiscono oltre 400 specie vegetali, 20 specie di Mammiferi, 8 specie di Rettili, 4 specie di Anfibi, 40 specie degli Invertebrati, 4 specie di Pesci d’acqua dolce.

    La Sentina è indispensabile per l’avifauna che utilizza la rotta migratoria Adriatica: la grande maggioranza delle circa 180 specie di uccelli censite risulta essere migratrice. L’avifauna migratoria trova nella Riserva un rifugio prezioso, l’unica possibilità di sosta costiera tra le Zone Umide del Delta del fiume Po e della penisola Garganica. Le Zone Umide costiere e le paludi costiere, insieme con i sistemi costieri e le barriere coralline, risultino gli ecosistemi più importanti per l’uomo. La Riserva Sentina e la Zona Umida indispensabili per la sosta dell’avifauna migratoria.

    Il 40 % delle 470 specie di uccelli presenti in Italia è legato a stagni e paludi che ricoprono appena l’1 % del territorio nazionale. L’Italia è presente nella Convenzione Ramsar con 53 Zone Umide che dal 1938 al 1984 si sono ridotte del 66 %.

    La Sentina è inserita nel Progetto  NATURA 2000 come ZPS (Zona di Protezione Speciale), SIC (Sito di Interesse Comunitario), rientra nel programma IBA (Important Birds Area)di Bird Life International.

    Nella Riserva Sentina nel periodo 1996 – 2011 sono state rilevate 172 specie di uccelli.

    Nei periodi migratori nella Sentina si incontrano Gru cenerino, Oca lombardella, Volpoca, Rondine riparia, Moretta tabaccata, Sgarza ciuffetto, Garzetta, Falco di palude, Alzavola comune, Mignattino, Marangone minore, Mignattaio, Combattente, Cavaliere d’Italia etc. 

    Uno dei più importanti uccelli stanziali presenti tutto l’anno è il Martin pescatore, poi – il Beccaccino, il Fratino, la Pavoncella

    I problemi della Sentina sono molteplici.

    Arretramento della duna, quindi mancanza di superficie per la flora e la fauna. L’indice di arretramento è di 2 m l’anno.

    Pesticidi. Metalli pesanti.

    Le trivelle.

    Nel Mare Adriatico nella zona delle trivellazioni sono presenti almeno 7  Riserve Naturali e 10 zone ZPS, SIC e IBA, tra loro anche la Riserva Naturale Sentina.

    Legambiente svela che vicino alle piattaforme di idrocarburi nel Mare Adriatico si ritrovano abitualmente sostanze chimiche pericolose, come idrocarburi policiclici aromatici e metalli pesanti, che hanno un forte impatto sull’ambiente e sulla fauna e flora. In termini alimentari, usare i mitili coltivati nella vicinanza di una piattaforma petrolifera equivarrebbe a cucinare un sauté di idrocarburi cancerogeni e metalli pesanti tossici.

    Per perforare i fondali, per estrare idrocarburi, vengono utilizzate diverse tecniche airgundi cui i rumori spesso superano 260 dB.

    La tecnica airgun, definita la “dinamite del nuovo millennio”, “l’ultima diavoleria dei petrolieri per spremere la terra”, ha effetti micidiali su tutta la fauna marina.

    L’airgun avrebbe effetti deleteri sul zooplancton, una componente essenziale di ogni ecosistema marino la cui biomassa è alla base delle reti alimentari marine. Perturbazioni con l’airgun possono causare danni a livello ecosistemico.

    Legambiente da anni combatte per lo Stop alle trivellazioni in mare per fermare il business del petrolio.

    Nella bozza di decreto Milleproroghe c’era un articolo che prevedeva il blocco dei permessi di prospezione e ricerca di idrocarburi. Ma è scomparso. Al contrario in Parlamento è stato già approvato un emendamento alla legge di bilancio per un piano di aiuti economici a favore delle compagnie che gestiscono il settore della raffinazione in Italia.

    L’associazione No Triv evidenzia che gli aiuti di Stato a favore del settore petrolifero ammonterebbero a 200 milioni di euro l’anno a partire dal 2021, ad un settore rappresentato nei principali siti di crisi ambientale in Italia (SIN di Taranto, Gela, Milazzo, Porto Torres, Falconara Marittima, etc.) in cui si registra un tasso di mortalità superiore del 4-5 % rispetto alla media nazionale.

    Se la Moratoria sulla trivellazione non venisse prorogata, da agosto 2021 potrebbero essere forse 90 i permessi di trivellazione, sia in mare che sulla terraferma. Le regioni più a rischio quelle che si affacciano sul Mare Adriatico, Mar Ionio e la Sicilia.  

    Nella lunga lotta per gli ECOREATI il Senato aveva inserito nel CODICE PENALE una ipotesi di delitto direttamente collegata alle trivellazioni petrolifere in fondali marini, che vietava l’airgun. Ma la furiosa reazione del Governo e di Confindustria faceva sì che, dopo pochi giorni, la Camera eliminasse il divieto, e il Senato, grazie al mutamento di rotta dei senatori di maggioranza (PD), ha dato via libera all’airgun.

    Ecco quale è l’articolo da inserire nel Codice Penale: “Chiunque, per le attività di ricerca e di ispezione dei fondali marini finalizzate alla coltivazione di idrocarburi, utilizza la tecnica dell’airgun o altre tecniche esplosive è punito con la reclusione da 1 a 3 anni”.   

    Invece di valorizzare ciò che abbiamo, montagne, colline, mari, Riserve Naturali, Parchi, andiamo a trivellare selvaggiamente le bellezze naturali nella ricerca del petrolio e del gas, di cui tutte le riserve nei mari italiani coprirebbero il fabbisogno nazionale solo per 7 settimane, secondo i dati MISE, danneggiando ed inquinando inestimabilmente il Patrimonio dell’Italia: la biologia e la fisiologia degli organismi marini e depauperando la biodiversità e la biomassa della fauna e della flora dei Mari.

    Leggere tutto l’articolo:

    20.01.2021

    Dr.Tatiana Mikhaevitch, Ph.D. in Ecology, Academy of Sciences of Belarus, Member of the Italian Ecological Society (S.IT.E.), Member of the International Bryozoological Society (I.B.A.), Member of the International Society of Doctors for the Environment (I.S.D.E.), info@plumatella.it, tatianamikhaevitch@gmail.com